Cap. 1.
Il treno passa veloce oltre la stazione di Pioltello: un rovo in parte divelto, groviglio informe di spine, costretto da un mucchio di ghiaia, che in parte lo copre, e da una pila ordinata di assi, protegge una rosa ancora radicata alla terra; l’occhio è spinto oltre il cantiere e la rosa e già vede altro; la mente trattiene;
Cap. 2
…oltre il finestrino e la pioggia, tra mucchi di ghiaia e sacchi di cemento, una betoniera lavora la mescola del calcestruzzo, dove prima erano il rovo e la rosa: la mente spinge lo sguardo a frugare il cantiere, ma riconosce solo la pila ordinata di assi; il treno veloce è già oltre;
Cap. 3.
…ingombro di macerie e di materiali da costruzione, il cantiere incessantemente si modifica, con addizioni, sottrazioni e spostamenti che ne plasmano lo spazio in un divenire di forme casuali sempre nuove, ancora sconosciute un attimo prima, imprevedibili nel loro sviluppo e non riconoscibili dalla memoria; eppure lì era la rosa.
Storia di una rosa
18 venerdì Mag 2012
Posted 1205: Divenire, Racconto
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porphydo ha detto:
L’immagine è forte e bella, anche se forse un po’ abusata. Tu riesci a reenderla originale usando un treno e un rovo, che introducono un sapore metallico da una parte e pungente dall’altra; un’idea fugace di passaggio (il treno) e un’immagine di vana protezione (il rovo divelto). Originale è anche la struttura, che si adatta al contenuto e lo riproduce graficamente: c’è il cambiamento, l’esserci e il non esserci, che si risolvono e si cedono il posto in un attimo, in forme frastagliate… come quelle create dal punto e virgola. Però nella tua prosa ci sono troppe ripetizioni, la pecca che più di tutte ne limita la fluidità: per esempio in Cap. 1 ripeti due volte “in parte” in neppure due righe (già di per sé “in parte” è una brutta espressione in un contesto di poesia asciutta come questo, ripetuta poi…). Un testo così breve richiede un più ampio e vario repertorio lessicale.
Hai trovato le immagini, hai trovato la struttura simbolica. Sulla forma però c’è da lavorare.