E vicini e lontani, o di notte o di giorno,
un’unica strada, quartieri divisi
marciapiedi affollati che nascondono visi
a pugni serrati, nelle tasche le mani
cammino sui bordi, respiro l’asfalto, cresce il rumore, lo sguardo sta alto.
Ci sono macchine in quella colonna, vedo uno sguardo, un mondo, una donna,
cosa pensan quegli occhi vaganti, a volte son tristi, a volte tremanti
sono una luce nel mondo di dentro, che sembra nascosto, ma solo da un vetro.
E sento un respiro, un’aria affannata, una ragazza che corre, passa, mi sfiora
scappa da tutti, corre lontano, la distanza è di un passo ma il volo è iniziato.
Sguardi e riflessi, parchi e cemento, qui tutto sta dentro, e niente è davvero.
Le luci son punti, le città son frontiere, solitudini opposte, lascian tracce leggere.
Mi fermo e domando, lo chiedo a un passante
– Tu che sei vivo, da quanto è che dura? –
E non sono infelice, ho soltanto paura.
Urban Rap (alt. lyrics)
08 sabato Dic 2012
Posted Racconto
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marytarta ha detto:
Mi piace questa catena casuale che si è creata partendo da uno spunto iniziale. Mi piace questo mormorio urbano, questo rumore di fondo (“Rumore Bianco”) che nel rap di Marselus trova piena esplicitazione e sintesi, in questo sguardo rivolto verso l’esterno a indagare la vita degli altri dopo il mio rap solitario cui aveva fatto eco quello di Tataillo, così simile, così diverso.
Alla fine la parola del mese, o perlomeno del momento, è : paura.
Ci si libera dalla paura solo affrontandola, magari insieme. Si scrive anche per questo.