E vicini e lontani, o di notte o di giorno,
un’unica strada, quartieri divisi
marciapiedi affollati che nascondono visi
a pugni serrati, nelle tasche le mani
cammino sui bordi, respiro l’asfalto, cresce il rumore, lo sguardo sta alto.
Ci sono macchine in quella colonna, vedo uno sguardo, un mondo, una donna,
cosa pensan quegli occhi vaganti, a volte son tristi, a volte tremanti
sono una luce nel mondo di dentro, che sembra nascosto, ma solo da un vetro.
E sento un respiro, un’aria affannata, una ragazza che corre, passa, mi sfiora
scappa da tutti, corre lontano, la distanza è di un passo ma il volo è iniziato.
Sguardi e riflessi, parchi e cemento, qui tutto sta dentro, e niente è davvero.
Le luci son punti, le città son frontiere, solitudini opposte, lascian tracce leggere.
Mi fermo e domando, lo chiedo a un passante
– Tu che sei vivo, da quanto è che dura? –
E non sono infelice, ho soltanto paura.