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Trovava intollerabile che non rispondesse alle sue domande.
Erano ormai arrivati al punto che dovevano incontrarsi più o meno dopo la mezzanotte, sempre allo stesso bar, frequentato dai soliti cercatori d’affetto.
Quella sera si era vestita e truccata con cura, non voleva che lui si accorgesse di quanto le era mancato.
Aveva raccolto i capelli e coperte con un fondotinta troppo chiaro le occhiaie nere e profonde di notti insonni a pensare a lui.
Il locale aveva le luci soffuse. Una candela gialla sulla tovaglia blu tremava ad ogni trasformazione di una parola in un’altra.
In quest’aria di mistero era possibile stare da soli senza che nessuno se n’accorgesse e si chiedesse il perché.
Stese le gambe sotto il tavolino di marmo, ma non toccò nulla.
Non c’era più tra loro l’antica complicità di una volta.
Allungò allora la mano sperando di trovare un po’ di calore.
Sfiorò invece il gelo, quel freddo prolungamento interiore di chi non riesce più a lasciarsi andare.
Non era stato sempre così. Avevano conosciuto tempi migliori.
Solevano vedersi a casa di lei, da soli, a volte con amici, per il semplice piacere di stare insieme.
Lui riusciva a stimolarla, sapeva farla parlare, sorridere e quando esagerava riusciva anche a farla ridere di gusto.
Ora si sentiva abbandonata da tutti, dagli stessi amici che continuavano a dirle di smettere e di lasciarlo perdere.
Provò ad avvicinare le sue labbra a lui, ma lo trovò gelido e sfuggente.
Un pezzo di ghiaccio che non riusciva a sciogliere.
Una volta era diverso.
L’eccessiva devozione e dipendenza di lei, lo facevano sparire per giorni, a volte per settimane.
Non tollerava che qualcuno potesse legarsi in questo modo a lui.
Alzò lo sguardo verso il soffitto poi lo posò sulle figure riprodotte nelle foto in bianco e nero appese alle pareti.
Con un gesto inutile portò le ciocche di capelli, sfuggite al fermaglio, dietro le orecchie.
Lo faceva spesso, quando le veniva da piangere.
Sapeva benissimo che in altri momenti lui l’aveva usata per dimenticare un passato fallimentare, e nonostante questo non riusciva a separarsi da lui.
Lui le ripeteva ogni volta che non era più possibile vedersi altrove, frequentarsi al di fuori di quello che era diventato il solito posto.
Trovava la sua decisione insopportabile, per tutte le ore vissute a vuoto, tra un incontro e l’altro.
Forse restare amici era la soluzione migliore per entrambi, almeno per lei.
Avrebbe dato un giusto valore a quello che c’era stato tra loro, una giustificazione perché la loro storia non finisse, ma si trasformasse in qualcos’altro.
Una separazione totale non riusciva a mandarla giù.
Il suo pianto rumoroso, e senza vergogna aveva attirato l’attenzione degli ultimi frequentatori del locale, sebbene il tavolo fosse nascosto in un angolo.
La musica di sottofondo, dolce e discreta, riuscì ancora una volta a portarla verso la salvezza.
Una voce troppa vicina al suo orecchio le ricordò che il bar stava per chiudere.
Lei si voltò, guardò il vuoto, anche quello un punto lontano e con un filo di voce disse: “Per favore portami un altro bicchiere di whisky, però senza ghiaccio. Ti giuro, è l’ultimo, poi vado via.”